venerdì 28 marzo 2014

FISIOLOGIA VEGETALE’


Annata particolare questa ,con 
fenomeni di ingiallimento 
molto presenti in diversi areali-

Di sotto un importante articolo:


Cereali: Ingiallimenti fogliari nei primi stadi di sviluppo, cause e raccomandazioni

Il fenomeno, visibile in molti appezzamenti merita un piccolo approfondimento.
In questa fase immediatamente successiva alla semine dei cereali a paglia e precedente all'accestimento si evidenziano degli ingiallimenti fogliari che possono anche (nei casi più marcati) estremizzarsi in necrotizzazioni dell'apice.
In quali casi (precessioni colturali e tecniche di coltivazione) si riscontrano maggiormente questi fenomeni ?
Difficlie identificare precisamente situazioni agronomiche in cui si verificano questi fenomeni e altri in cui non accade, in linea generale, qualsiasi appezzamento indipendentemente dalla precessione colturale e dal tipo di preparazione del letto di semina può essere soggetto alla problematica; aratura, minima lavorazione, sodo, precessione colturale soia o mais non rappresentano le cause.
Circa la localizzazione all'interno degli appezzamenti, possiamo rilevare, sempre in linea generale che si verificano 4 casi tipo:
  • Aree di testata in cui maggiore è il calpestamento
  • Aree di limitate dimensioni distribuite in maniera casuale all’interno dell’appezzamento (meno frequenti)
  • Striature particolarmente evidenti in corrispondenza delle carreggiate create dalla trattrice durante le operazioni di semina
  • Striature particolarmente evidenti in corrispondenza dei doppi passaggi di seminatrice ( zone di sormonto tra andata/ritorno)
Generalmente, (come mostrato in foto) gli ingiallimenti sono molto più frequenti e marcati nelle aree di testata.


QUALI LE CAUSE ?
Essendo nelle primissime fasi di sviluppo e trovandoci in un periodo che ha visto abbondanti precipitazioni piovese la causa che porta a questi ingiallimenti è il RISTAGNO IDRICO.
Il RISTAGNO implica nel suolo una mancanza/riduzione di ossigeno nei pori (accentuata nelle testate, vicino ai fossi, nelle zone più “basse” e meno drenate, nei letti semina meno “drenanti”). La conseguenza sulla plantula è una mancanza/riduzione di attività radicale (sviluppo e assorbimento). Ne risente quindi l'intera fisiologia della pianta, diminuisce l'attività di fotosintesintetica e l'assorbimento di sali minerali, in primo luogo azoto, (accentuata nelle precessioni depauperanti, MAIS, e con elevata fittezza, raddoppi/sormonti di semina).
Sono fenomeni di sofferenza che in questa fase, se non si innescano altri problemi (es: insetti patogeni, residui diserbanti), sono temporanei e non lasciano traccia; l’accestimento primaverile potrà compensare eventuali fallanze.
Possiamo attivamente fare qualcosa per limitare l'ingiallimento in queste fasi iniziali ?
Diciamo che una cosa da EVITARE è quella di concimare con azoto, da quì e fino all'accestimento primaverile . Non otterremmo nessun beneficio sulla fisiologia della pianta, anzi la metteremmo ancora più in crisi.

Frumento Tenero: Sviluppo del 1° nodo, del 2° e abbozzo della spighetta

I grani seminati nell prime finestre utili di Ottobre, stanno raggiungendo in molti casi lo stadio di1° nodo visibile ( stadio 6 nella Feekes scale, 31 nella Zadoks, 31 BBCH ). In alcuni casi è visibile anche il 2° nodo e l'abbozzo della spighetta soprattutto in relazione alle condizioni agronomiche migliori, quali buona fertilità e assenza di ristagni.
Nella foto è ben visibile l'elevato sviluppo della pianta, prelevata da una parcella di frumento teneroALTAMIRA (scheda tecnica PDF) seminato nella seconda settimana di ottobre, su terreno di medio impasto.
sviluppo grano al 2° nodo

Prestando attenzione e aiutandosi con delle pinzette si possono facilmente rimuovere le guaine delle prime foglie, mettendo così ben in evidenza i primi due nodi. Il primo è ben visibile e facilmente individuabile alla fine della parte di culmo con la colorazione più biancastra (vedi foto sottostante)

La vernalizzazione nei cereali a paglia


Pervernalizzazione si intende l’induzione della fioritura mediante un trattamento a basse temperature.

Nel caso dei cereali, questi rispondono alle basse temperature quando si trovano allo stadio di plantula o anche di seme, purché sia presente una quantità sufficiente di ossigeno e di acqua. La temperatura ottimale per  la  vernalizzazione  è  compresa  tra  0°C  e  7°C  (le  temperature  tra  -4  e  0°C  e  tra  7  e  15°C  hanno  un influenza minore sul processo, ma anch’esse contribuiscono a soddisfare il fabbisogno di freddo). 
  • L’intervallo di temperature entro le quali la vernalizzazione è efficace è compreso tra - 4°C e 15°C
  • I giorni utili per la vernalizzazione (giorni di freddo) sono quelli nei quali la temperatura media dell’aria si trova all’interno di questo intervallo.
  • Varietà  diverse  possono  avere  diverso  fabbisogno  in  freddo  (richiedono  un  periodo  di  vernalizzazione diverso)
L’effetto vernalizzante delle basse temperature può essere percepito:
  •  durante la germinazione
  •  durante la fase vegetativa
  •  durante la formazione del seme sulla pianta madre
Nelle  varietà  di  avena,  orzo,  segale,  frumento  e  triticale,  è  possibile  osservare  un  ampio  intervallo  di fabbisogno in freddo, in base al quale le diverse varietà vengono classificate come:

Le fasi della germinazione del Mais

Il maisha bisogno di assorbire il 30 % del suo peso in acqua prima che abbia inizio il processo germinativo.
Gli indicatori visivi di germinazione avvengono in una sequenza finemente regolata da una serie di processi fisiologici a carico dell’embrione. In primo luogo abbiamo l’emergenza della radichetta verso la punta del seme. Questa fase può avvenire in due o tre giorni  in terreni caldi con adeguata umidità o con intervalli  molto più lunghi se le temperature del suolo sono pari o inferiore a 10 °C(anche un paio di settimane dopo la semina).
germinazione mais giorni/temperatura suolo
Successivamente all’emissione della radichetta, sotto al pericarpo inizia la formazione del complesso coleoptile/mesocotile dal lato del seme prossimo all’embrione.

Primo intervento di concimazione per i cereali a paglia

La programmazione è una componente particolarmente importante in qualsiasi attività imprenditoriale e quindi lo è anche in agricoltura. In questo periodo dell'anno, in relazione ai cereali autunno-vernini  uno degli aspetti più importanti da considerare è rappresentato dallascelta e dall’acquisto dei fertilizzanti  azotati, almeno per il primo intervento di concimazione.
Individuare il  momento corretto per effettuare l’azotatura per aiutare e preparare la coltura alla ripresa primaverile a volte corrisponde (in annate particolarmente piovose o in terreni particolarmente pesanti e umidi) con le ultimegelate invernali ( eventualmente anche solo notturne). Anche se l’andamento climatico di quest’anno sembra lontano dall’offrirci una parentesi di temperature basse tali da garantire un congelamento del suolo, conviene comunque essere pronti, sia con la verifica del corretto funzionamento dello spandiconcime che con la disponibilità in azienda del fertilizzante azotato da distribuire.
Nelle realtà italiane indentificate come “zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati", la data a partire dalla quale si possono effettuare gli apporti di azoto viene regolamentata. Questo è un altro aspetto importante da verificare e per questo ci si può rivolgere agli uffici di zona della propria associazione di categoria.
Attualmente, le temperature particolarmente alte rispetto alle medie storiche stagionali influiscono sulla fisiologia della pianta che nel caso delle semine più precoci (metà ottobre) sta vegetando in maniera rigogliosa.

         
Con l’accestimento (a partire dalle 3-4 foglie) inizia una fase di assorbimento di azoto che può variare da10 unità per il primo germoglio di accestimento, fino alle 35 nel caso di 4/6 germogli. Non tutti i germogli in accrescimento daranno seguito alla formazione di una spiga. Il grado d’accestimento è espresso dall'indice d’accestimento corrispondente al numero di germogli fertili, cioè con spiga, per pianta.
Le parole chiave alla base di un buon piano di concimazione sono 3: 
  • quando
  • quanto
  • cosa
Se le parole appaiono semplici e banali nel loro significato, così non lo è l’interpretazione in associazione alla dinamica della fertilizzazione. Quando intervenire e in che quantità sono gli aspetti più difficili da chiarire, mentre in relazione alla tipologia del prodotto da utilizzare ( il “cosa”), l’aspetto decisionale appare più semplice e lineare.
Partendo proprio dal “cosa”, dalla questione  più semplice, il concime azotato più utilizzato e parallelamente più indicato per i cereali a paglia è il Nitrato Ammonico, il sale dell'ammoniaca con l'acido nitrico. La sua formula chimica è NH4NO3. Reagisce endotermicamente con l'acqua, il che lo rende il componente attivo del cosiddetto "ghiaccio istantaneo", per uso medico o sportivo.
Il Nitrato Ammonico si presta ad essere il fertilizzante ottimale per i seguenti motivi:
  • Azoto nitrico a pronto effetto, subito disponibile per l'assorbimento della coltura
  • Azoto ammoniacale a più lenta assimilazione, che costituisce una riserva nel suolo più duratura nel tempo
  • Maggiore efficienza d'uso dell'azoto se paragonato all'applicazione di urea (soggetta a perdite per volatilizzazione fino al 20% dell'azoto applicato)
  • Ideale per la tecnica della concimazione frazionata, (2 -3 interventi) poichè può essere applicato ed immediatamente assimilato in corrispondenza delle fasi di maggiore esigenza di azoto da parte della coltura
Quando e quanto?
La tecnica della concimazione frazionata, la più versatile e adattabile alle esigenze della coltura, ai differenti tipi di suolo, alla fertilità residua e all’andamento climatico, prevede un primo intervento in accestimento. Unaseconda entrata in campo dovrebbe essere effettuata nel momento della levata  (una dose eccessiva in questa fase può provocare pericolosi allettamenti). L’ultimo e più correttivo intervento è da programmare per la fase di fioritura. In questa fase  fisiologica sarà la granella  a beneficiare dell’azoto e l’apporto (se equilibrato) non indurrà (in caso di eccessi) fenomeni di allettamento. Naturalmente primavere particolarmente piovose possono influire anche sensibilmente sulla possibilità di entrare in campo, limitando quindi il numero di interventi e/o la loro tempistica di esecuzione.
Frazionare consente di adeguare l’apporto di azoto al comportamento della pianta in campoe alla sua fisiologia, tuttavia interpretare lo stato di salute, lo sviluppo, la risposta agli stress o alle carenze richiede preparazione ed esperienza. Il comportamento della varietà seminata nei confronti degli stress biotici e abiotici, la resistenza agli allettamenti, la natura del suolo, la precessione colturale e molti altri fattori interagiscono in una dinamica complessa e non standardizzabile. Non esiste quindi un’unica ricetta, un unico approccio matematico che possa adattarsi a tutti i casi e se per il “quando” la pratica del frazionamento possa essere tecnicamente universale, questo non vale altrettanto per il “quanto”.
Il tema delle quantità da distribuire è complesso e di difficile analisi, probabilmente il più complesso.
In linea teorica, per il grano,  per ogni tonnellata di produzione attesa l’assorbimento di azoto (dose di asportazione) è variabile tra i 25 e i 30 kg.
Basandoci quindi su un semplice calcolo matematico, nell’ipotesi di produrre 8 ton/ha,  la coltura necessiterà da un minimo di 200 unità ad un massimo di 240 ad ettaro(dose di asportazione). Se valesse solo l’applicazione di questo semplice calcolo sarebbe difficile commettere errori e l’individuazione della dose ottimale sarebbe un semplice numero da leggere su una tabella. Questo vale in termini generali per il bilancio totale della dose da distribuire, tuttavia (come già discusso in precedenza), l’apporto complessivo deve essere frazionato in più volte e quindi occorre anche valutare quanto azoto apportare per ciascun intervento per completare il bilancio. Tendenzialmente fino all’accestimento la pianta assorbe ¼ del totale assorbibile, completando i rimanenti ¾ a partire dalla fase di fine accestimento-inizio levata.
Dobbiamo però porci altre domande, introdurre altre variabili  che rispetto alla dose teorica sopra calcolata possono rappresentare fattori correttivi verso l’aumento della dose o verso il calo;  proviamo ad elencare i principali:
  • Tipologia di suolo (composizione chimica e tessitura)
  • Precessione colturale (asportazioni/restituzioni che influiscono sulla concentrazione di azoto presente nel terreno)
  • Mineralizzazione della sostanza organica
  • Interramento o asportazione dei residui della coltura precedente
  • Temperature medie stagionali e picchi minimi (danni da gelo)
  • Piovosità (effetto dilavamento ma anche quantità di azoto contenuta nelle precipitazioni)
  • Apporti pre-semina
  • Caratteristiche molitorie della varietà scelta (panificabile/di forza/biscottiero)
  • Coefficiente di utilizzazione del fertilizzante (dipende dalla fasi fisiologiche)
  • Sensibilità varietale all’allettamento
  • Dose di semina
  • Indice di accestimento
La complessa interazione di questi elementi rende il sistema pianta-suolo-clima-ambiente estremamente dinamico.
Possiamo provare a semplificare il problema secondo quanto segue:
Concimazione azotata (kg/ha) = Na – Nd – Nm + Np
  • Na (kg/ha): asportazione della coltura
3 kg ogni  tonnellata di granella prodotta
  • Nd(kg/ha): azoto disponibile (nitrico + ammoniacale)
Dato che si ottiene dall’analisi del terreno
  • Nm (kg/ha): azoto mineralizzato (kg/ha) anno
Rispettivamente 53, 36, 18 kg per terreni sabbiosi, medio impasto e argillosi con percentuali di sostanza organica del'1,5%. Solo circa 1/3 è disponibile per il periodo in cui la coltura del grano assorbe azoto (a titolo di esempio)
  • Np (kg/ha): perdite di azoto per lisciviazione
Circa un 10% di azoto lisciviato su terreni di medio-impasto con piovosità di circa 150 mm fino al 50% con piovosità superiori ai 300 mm (a titolo di esempio)
Infine possiamo annotare che una precessione colturale a mais granella, opportunamente concimato può restituire da 20 a 40 unità di azoto, le leguminose da 60 a 80, la bietola da 30 a 70, il girasole da 40 a 60.(a titolo di esempio).
Riassumendo possiamo quindi proporre, in linea generale, che un grano può necessitare di apporti di azoto variabili tra 130 e 180 inità (kg/ha). La forbice è ampia, tuttavia non è possibile, per quanto sopra elencato fornire un valore che sia univoco.  Il frazionamento potenziale può essere così strutturato:
  • Primo intervento: 35-40% dose totale (accestimento)
  • Secondo Intervento: 45-50% dose totale (levata)
  • Terzo intervento: 15 % dose totale (foglia bandiera, fioritura)
Consideriamo poi che i grani che hanno caratteristiche molitorie classificate come “di forza” necessitano inoltre di una dose superiore di azoto.
La variabile legata alla varietà, incide anche sullaresistenza/tolleranza all’allettamento. Concimare in maniera eccessiva una varietà sensibile e con investimenti iniziali troppo fitti (dose di semina elevata) espone la coltura ad un maggiore rischio. Tuttavia, frazionando la distribuzione (come sopra indicato) possiamo modulare la dose apportata spostandola più verso la fioritura che non verso la levata.

Concludendo, visto l’andamento stagionale (sino ad oggi) ci sentiamo di consigliare un primo intervento (fine gennaio/febbraio), con una dose di azoto variabile tra 40 e 60 Kg ad ettaro. Quindi, nella pratica se si utilizza Nitrato Ammonico con titolo 26% occorrerà distribuire tra 150 e 230 kg di concime. 
Ilcoefficiente di utilizzazione del concime che verrà distribuito in questa prima fase non sarà pari ad 1 (100 % utilizzato dalla pianta) ma più probabilmente tra 0,5 e 0,7 il che significa che solo il 50%-70% della dose distribuita sarà assorbibile. L’utilizzo di Nitrato Ammonico aumenta il coefficiente di utilizzo
Una considerazione conclusiva
Nitrato Ammonico o azoto a lento rilascio?
Ci riferiamo aifertilizzanti con inibitore della nitrificazione, i quali (teoricamente) sono in grado di rilasciare azoto in maniera graduale.
Abbiamo elencato molti fattori che rendono difficile definire una dose standard di Azoto da distribuire, perché si innescano fenomeni di interazione  molto complessi tra pianta, suolo, clima e ambiente. Il rilascio di azoto in concimi con inibitori della nitrificazione sono ulteriormente influenzati dalla temperatura, dalla tipologia di suolo e dalla massa microbica. Introduciamo in questo modo  ulteriori variabili che potrebbero far si che il rilascio di azoto non corrisponda alle esigenze di assorbimento della pianta, in termini di tempistiche e di quantità.
Nel caso di un unico intervento di concimazione con i lento rilascio si riducono i passaggi e i costi  per la fertilizzazione (costo macchina, gasolio, operatore) ma si riduce la possibilità di variare la concimazione in base alla lettura (fatta in campo) dello sviluppo della pianta.
Naturalmente, la competenza professionale di ciascun agricoltore, nel testare prodotti e fare esperienze è un bagaglio formativo che non trova parie questo rappresenta un valore aggiunto imprescindibile nello stabilire quali percorsi di concimazione si vogliano intraprendere. In altre parole, ognuno negli anni ha modo di sperimentare nei terreni della propria azienda e interpretare i risultati ottenuti. Questo vale anche per la fertilizzazione azotata e ha come riflesso il fatto che alcuni agricoltori, proprio sulla scorta della loro esperienza, stiano usando concimi con inibitori della nitrificazione.
Non abbiamo la presunzione di dare definizioni restrittive in termini di fertilizzazione, perciò speriamo che quanto scritto, rappresenti un modo per stimolare la curiosità dei lettori e che possano trovare in questo articolo qualche spunto di riflessione e di confronto, con noi, con i tecnici dei propri fornitori di fiducia, con gli altri agricoltori.
L’autore di questo articolo è 

Septoria o ingiallimenti fogliari?

L’autunno 2013 ma soprattutto i mesi di gennaio e febbraio 2014 sono stati oggetto di elevate piovosità che in alcune zone hanno raggiunto livelli quasi annuali. Le coltivazioni dei cereali a paglia in questi giorni (primi di marzo) si presentano quasi ovunque con vistosi ingiallimenti.
Visitando i campi coltivati ed osservandoli attentamente si può constatare che esistono due distinte situazioni:
  • Appezzamenti con vistosi ingiallimenti delle foglie basali dovuti a forti ristagni idrici
  • Appezzamenti dove gli ingiallimenti basali sono accompagnati da disseccamenti fogliari
Nel caso degli ingiallimenti, si tratta di una situazione transitoria e non riconducibile a particolari tipi di patogeni mentre se si notano dei disseccamenti fogliari occorre andare ad osservare con maggiore attenzione se vi siano dei segni manifesti diMycospharella graminicola (Septoria tritici o Leaf Blotch un genere di funghi ascomiceti della famiglia Mycosphaerellaceae)
danni da septoria su frumento tenero
La foto (un clik per ingrandire), ritrae alcune piante di frumento tenero copite da attacchi precoci di Septoria. Sulle giovani piante di 
frumento a semina autunnale, già a i primi di dicembre e poi per tutto l'inverno, sulle foglie più basse possono formarsimacchie tendenzialmente allungate con contorno non ben definito, inizialmente di color grigio-verde chiaro che successivamente nectorizzano.
septoria, foglie con due diversi livelli di danno
Nelle piante colpite, possiamo trovare sia foglie già disseccate che ancora verdi ma con le lesioni (tacche) segno dell'infezione (un clik sulla foto per ingrandire). La morte delle cellule e la necrosi dei tessuti possono essere dovute alla produzione da parte del fungo di sostanze tossiche quali la septorina e la ochracina. All'interno delle lesioni fogliari appaiono numerosi piccoli corpi fruttiferi (picnidi), di colore nerastro, facilmente visibili e che sono la caratteristica principale di M. graminicola.
Nel caso invece di diseccamenti fogliari, (lesioni su pianta matura) sono marroni, a volte limitati dalle venature, il che conferisce loro un aspetto rettangolre. I picnidi (puntinature nere), diventano più visibili man mano che i sintomi evolvono
septoria e ingiallimenti
L'immagine (un clik per ingrandire), può essere utile a distinguere e discriminare le due situazioni che possiamo riscontrare in campo in questi giorni.
Un intervento fungicida tempestivo diventa fondamentale per il mantenimento di un buono stato fitosanitario della pianta e per preservarne il potenziale produttivo.

1 commento:

  1. qui da me quest'anno la fa da padrone la ruggine,non ho ancora terminato i diserbi nei campi più tardivi,che ho già iniziato i trattamenti fungini in quelli più precoci,il problema fino a 15 giorni fa era solo sul grano tenero,ora è anche sul duro...

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