Cereali: +25,4% l'import, -3,3% l'export
Dati Anacer relativi al periodo gennaio-febbraio 2014. Il saldo valutario netto è pari a -385,4 milioni di euro
Nei primi due mesi del 2014 sono aumentate le importazioni dei cereali, mentre le esportazioni hanno registrato un calo; è quanto rileva Anacer. Nel dettaglio, le importazioni in Italia nel settore dei cereali, semi oleosi e farine proteiche nel periodo gennaio-febbraio 2014 sono aumentate di608.000 tonnellate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente passando da 2,4 a 3 milioni di tonnellate (+25,4%).
L’aumento è dovuto agli arrivi dall’estero dei cereali in granella: grano duro (+366.000 tonnellate, di cui +148.000 t dal Canada, +65.000 t dalla Francia e +59.000 dagli Usa); grano tenero (+122.000 tonnellate: +107.000 dai Paesi della Ue tra i quali Austria, Ungheria, Germania e Romania, e +15.000 t. dai Paesi terzi, in particolare Usa e Canada); mais(+117.000 tonn.: +127.000 tonn. dai Paesi comunitari tra i quali Ungheria e Romania, e -10.000 t dai Paesi terzi). Nel settore dei semi oleosi si registra invece una riduzione delle importazioni di 42.000 tonnellate (-33.000 t di semi di soia), mentre nelle farine proteiche la riduzione è di 18.500 tonn. (-26.100 t di farina di girasole e +5.200 t di farina di colza). Complessivamente gli arrivi dall’estero di riso(considerato risone, riso semigreggio e riso lavorato) aumentano di circa 4.200 tonnellate (+26,2%) rispetto al 2013.
Le esportazioni dall’Italia nel settore cerealicolo nei primi due mesi del 2014 sono risultate in diminuzione di 23.000 tonnellate rispetto all’anno precedente, passando da 704.000 a 681.000 tonnellate (-3,3%). La riduzione è dovuta ai cereali in granella (-23.600 tonnellate, soprattutto grano duro), alla semola di grano duro (-5.000 tonnellate) e al riso (-3.500 t considerato nel complesso tra risone, riso semigreggio e lavorato). In leggero calo anche le paste alimentari (-1.900 tonnellate, di cui -5.400 t verso i Paesi Ue e +3.500 t vero i Paesi terzi). Risultano invece in aumento le vendite all’estero dei prodotti trasformati dei cereali(+11.500 t).
I movimenti valutari relativi all’import/export del settore hanno comportato nei primi due mesi del 2014 un esborso di valuta pari a896,6 milioni di euro (860,4 nel 2013) e introiti per 511,2 milioni di euro (528,4 nel 2013). Pertanto il saldo valutario netto è pari a -385,4 milioni di euro, contro -332,0 milioni di euro nel 2013.
L’aumento è dovuto agli arrivi dall’estero dei cereali in granella: grano duro (+366.000 tonnellate, di cui +148.000 t dal Canada, +65.000 t dalla Francia e +59.000 dagli Usa); grano tenero (+122.000 tonnellate: +107.000 dai Paesi della Ue tra i quali Austria, Ungheria, Germania e Romania, e +15.000 t. dai Paesi terzi, in particolare Usa e Canada); mais(+117.000 tonn.: +127.000 tonn. dai Paesi comunitari tra i quali Ungheria e Romania, e -10.000 t dai Paesi terzi). Nel settore dei semi oleosi si registra invece una riduzione delle importazioni di 42.000 tonnellate (-33.000 t di semi di soia), mentre nelle farine proteiche la riduzione è di 18.500 tonn. (-26.100 t di farina di girasole e +5.200 t di farina di colza). Complessivamente gli arrivi dall’estero di riso(considerato risone, riso semigreggio e riso lavorato) aumentano di circa 4.200 tonnellate (+26,2%) rispetto al 2013.
Le esportazioni dall’Italia nel settore cerealicolo nei primi due mesi del 2014 sono risultate in diminuzione di 23.000 tonnellate rispetto all’anno precedente, passando da 704.000 a 681.000 tonnellate (-3,3%). La riduzione è dovuta ai cereali in granella (-23.600 tonnellate, soprattutto grano duro), alla semola di grano duro (-5.000 tonnellate) e al riso (-3.500 t considerato nel complesso tra risone, riso semigreggio e lavorato). In leggero calo anche le paste alimentari (-1.900 tonnellate, di cui -5.400 t verso i Paesi Ue e +3.500 t vero i Paesi terzi). Risultano invece in aumento le vendite all’estero dei prodotti trasformati dei cereali(+11.500 t).
I movimenti valutari relativi all’import/export del settore hanno comportato nei primi due mesi del 2014 un esborso di valuta pari a896,6 milioni di euro (860,4 nel 2013) e introiti per 511,2 milioni di euro (528,4 nel 2013). Pertanto il saldo valutario netto è pari a -385,4 milioni di euro, contro -332,0 milioni di euro nel 2013.
Cereali: in crescita i mercati mondiali
Studio di Banca Monte dei Paschi sul settore. In Italia il valore aggiunto alla produzione arriva dalla “filiera corta di qualità” sul grano duro
Record storico assoluto per la produzione di mais nel mondo che dovrebbe assestarsi poco sotto il miliardo di tonnellate (974 milioni) nel 2014 in base agli ultimi dati Usda, in aumento anche la produzione difrumento (+8% a 712 milioni di tonnellate) e riso stabile intorno a 475 milioni di tonnellate.
Queste sono le principali tendenze della produzione che confermano l’andamento di lungo termine del settore cerealicolo mondiale: lo studio condotto dall’area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena mette in rilievo che dal 1960 ad oggi la produzione di mais è quadruplicata anche per l’uso di questo cereale nei biocombustibili: la produzione di etanolo dal mais negli Usa assorbe ormai il 46% dell’intero raccolto di mais statunitense. Da questo punto di vista il mais è considerato un cereale ad alto valore aggiunto.
Crescita notevole anche per la produzione di frumento, che in oltre 50 anni è poco meno che triplicata per l’aumentato fabbisogno alimentare dei paesi in via di sviluppo, mentre il trend di crescita della produzione di riso è stato meno forte, raddoppiando comunque nello stesso arco temporale.
Per quanto riguarda le singole aree produttive, emerge una vocazione assai diversa a livello globale: prevalenza del mais in Nordamerica e in particolare negli Usa (35% la quota di mercato nel mondo); l’Europa a 27 è il maggiore produttore di frumento (circa il 20%) e la Cina domina nelriso ( circa il 30%).
Grande la trasformazione del comparto dovuta all’introduzione degliOgm (o biotech crops) nel mondo: dal 1996 ad oggi le aree coltivate a transgenico (principalmente soia e mais) sono passate da zero a 175 milioni di ettari, circa il 10% della superficie complessivamente coltivata. Grande successo hanno avuto gli Ogm negli USA e nei paesi emergenti (in particolare in Brasile) mentre scarsissima la penetrazione in Europa dove si sta andando verso una legislazione nazionale per regolare la materia, anche alla luce di quanto stabilito dall’Italia che ha bandito totalmente le semine Ogm.
Per consentire di seguire l’andamento dei prezzi dell’intero comparto cerealicolo domestico, l’area Research di Bmps ha elaborato un indice di prezzo, Mps-Cer, calcolato mensilmente in base ai prezzi fissato nelle borse merci nazionali: l’indice dopo una prolungata fase di consolidamento, è salito del 20% nel periodo ottobre 2013-marzo 2014, facendo registrare un massimo a 375,8 per effetto dell’aumento dei prezzi del riso sul mercato interno.
Lo studio poi affronta le tematiche rilevanti che caratterizzano il settore in Italia: a fronte di un declino preoccupante nella produzione di mais del 20% durante gli ultimi cinque anni per le infestazioni dei parassiti e le avversità endemiche, viene confermata la leadership (insieme al Canada) nel grano duro nel mondo, dove l’Italia ha una quota di mercato dl 12% con una produzione pari a 4,2 milioni di tonnellate.
Partendo da uno studio Ismea del 2012 che mette in evidenza la forte compressione dei redditi dei produttori agricoli, l’area Research di Mps descrive la “filiera corta” come veicolo commerciale al contempo tradizionale ed innovativo per portare direttamente il prodotto al mercato di consumo permettendo ai produttori di trattenere una quota molto maggiore del reddito generato.
Questo anche grazie allo sviluppo dell’agricoltura biologica, che ha creato un settore che nel 2013 è cresciuto dell’8% e coinvolge 45mila addetti generando circa 3 miliardi di euro di fatturato.
Scarica lo studio completo
Queste sono le principali tendenze della produzione che confermano l’andamento di lungo termine del settore cerealicolo mondiale: lo studio condotto dall’area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena mette in rilievo che dal 1960 ad oggi la produzione di mais è quadruplicata anche per l’uso di questo cereale nei biocombustibili: la produzione di etanolo dal mais negli Usa assorbe ormai il 46% dell’intero raccolto di mais statunitense. Da questo punto di vista il mais è considerato un cereale ad alto valore aggiunto.
Crescita notevole anche per la produzione di frumento, che in oltre 50 anni è poco meno che triplicata per l’aumentato fabbisogno alimentare dei paesi in via di sviluppo, mentre il trend di crescita della produzione di riso è stato meno forte, raddoppiando comunque nello stesso arco temporale.
Per quanto riguarda le singole aree produttive, emerge una vocazione assai diversa a livello globale: prevalenza del mais in Nordamerica e in particolare negli Usa (35% la quota di mercato nel mondo); l’Europa a 27 è il maggiore produttore di frumento (circa il 20%) e la Cina domina nelriso ( circa il 30%).
Grande la trasformazione del comparto dovuta all’introduzione degliOgm (o biotech crops) nel mondo: dal 1996 ad oggi le aree coltivate a transgenico (principalmente soia e mais) sono passate da zero a 175 milioni di ettari, circa il 10% della superficie complessivamente coltivata. Grande successo hanno avuto gli Ogm negli USA e nei paesi emergenti (in particolare in Brasile) mentre scarsissima la penetrazione in Europa dove si sta andando verso una legislazione nazionale per regolare la materia, anche alla luce di quanto stabilito dall’Italia che ha bandito totalmente le semine Ogm.
Per consentire di seguire l’andamento dei prezzi dell’intero comparto cerealicolo domestico, l’area Research di Bmps ha elaborato un indice di prezzo, Mps-Cer, calcolato mensilmente in base ai prezzi fissato nelle borse merci nazionali: l’indice dopo una prolungata fase di consolidamento, è salito del 20% nel periodo ottobre 2013-marzo 2014, facendo registrare un massimo a 375,8 per effetto dell’aumento dei prezzi del riso sul mercato interno.
Lo studio poi affronta le tematiche rilevanti che caratterizzano il settore in Italia: a fronte di un declino preoccupante nella produzione di mais del 20% durante gli ultimi cinque anni per le infestazioni dei parassiti e le avversità endemiche, viene confermata la leadership (insieme al Canada) nel grano duro nel mondo, dove l’Italia ha una quota di mercato dl 12% con una produzione pari a 4,2 milioni di tonnellate.
Partendo da uno studio Ismea del 2012 che mette in evidenza la forte compressione dei redditi dei produttori agricoli, l’area Research di Mps descrive la “filiera corta” come veicolo commerciale al contempo tradizionale ed innovativo per portare direttamente il prodotto al mercato di consumo permettendo ai produttori di trattenere una quota molto maggiore del reddito generato.
Questo anche grazie allo sviluppo dell’agricoltura biologica, che ha creato un settore che nel 2013 è cresciuto dell’8% e coinvolge 45mila addetti generando circa 3 miliardi di euro di fatturato.
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