domenica 2 novembre 2014

SPECIALE GRANO DURO/eliminato obbligo seme cartellinato-

SPECIALE GRANO DURO

Anche la Pac dà una mano e la coltura vede il rilancio

Dalle prossime semine aiuto accoppiato di circa 60 euro/ha al Centro-Sud. Campagna 2014: bassa qualità ma buon prezzo
Angelo Frascarelli, Terra e Vita
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22 Ottobre 2014



L'ultima campagna del grano duro si chiude con molte ombre e poche luci, a seguito di un andamento climatico anomalo che ha determinato produzioni scarse e di bassa qualità. L'unica nota positiva viene dal mercato, con prezzi che da tre anni continuano a mantenersi tra i 250 euro e i 300 euro/t, mentre gli altri cereali hanno subito un forte crollo. 

Gli agricoltori guardano ora alla prossima campagna agraria, preoccupati di un andamento climatico sempre più imprevedibile e irregolare, con l'incognita del mercato e le novità della nuova Pac. Analizziamo in dettaglio la situazione produttiva del settore, le novità della Pac e le previsioni di mercato per la prossima campagna. 

Produzione mondiale stabile 

Il mercato mondiale del grano duro aveva fatto registrare negli ultimi tre anni un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta. Diversa è la situazione dell'ultima campagna, dove la produzione è stata inferiore alla domanda, secondo le stime IGC (International Grains Council). A fronte di un consumo mondiale di 36,6 milioni di tonnellate, la produzione mondiale del 2014 si attesta a 34,6 milioni di tonnellate, la più bassa degli ultimi sette anni (tab. 1, fig. 1). 

Le scorte sono in netta diminuzione e sono stimate in 5,7 milioni di tonnellate a fine campagna, il valore più basso degli ultimi sette anni (fig. 2). 

I dati del raccolto 2014, secondo le stime dell'IGC, indicano pertanto un peggioramento del grado di approvvigionamento mondiale. 

Dal punto di vista geografico, nel 2014, la produzione è stimata in forte calo nell'Unione europea (-11%), Canada (-23%) e in alcuni Paesi del Mediterraneo (Turchia, Siria e Marocco). La diminuzione di produzione nell'Ue riguarda tutti i paesi, in particolare Francia, Spagna eGrecia (tab. 2). 

Le stime dell'IGC sulla produzione mondiale di grano duro hanno allertato i mercati che hanno immediatamente recepito la situazione con un aumento di prezzi rispetto alla campagna precedente. Tuttavia per una visione meno provvisoria del contesto di mercato occorre attendere le stime definitive sui raccolti nordamericani, previste per ottobre, e analizzare il cambio euro/dollaro, i prezzi degli altri cereali e la qualità. Soprattutto quest'ultimo punto è particolarmente importante, visto che in Italia e in generale nell'Unione europea i livelli qualitativi del raccolto 2014 sono stati particolarmente scarsi e, quindi, sarà necessario ricorrere a maggiori importazioni di grani di alta qualità, tenendo conto che sarà difficile reperirli sul mercato mondiale. 

Negli ultimi mesi l'indebolimento dell'euro rende meno competitiva la merce extracomunitaria, contribuendo ad un innalzamento dei prezzi sul mercato interno dell'Unione europea. 

Europa, deficit in crescita 

L'Europa accresce il proprio deficit di grano duro e sarà costretta ad aumentare le importazioni dal Nord America, in particolare dal Canada e, a seguire, dal Messico e dagli Usa. I prezzi di importazione saranno decisi dalle aste dei Paesi del Nord Africa (Algeria, Marocco, Tunisia) che incidono sulle importazioni per quasi il40%(fig. 3). Anche l'Italia importa annualmente circa 2 milioni di tonnellate, in parte dal resto dell'Ue, ma per la maggior parte dal mercato extracomunitario. 

Sul fronte dei Paesi esportatori, il Canada svolge da sempre un ruolo leader con una quota di circa il 57% del mercato mondiale (fig. 4); saranno quindi le strategie dei canadesi a dettare gli andamenti del mercato mondiale del grano duro. In questa campagna, il mercato sarà particolarmente condizionato dalla disponibilità di grano duro di qualità; infatti, non solo l'Italia,ma anche gli altri paesi europei hanno fatto registrare una qualità mediobassa, in alcuni casi molto bassa. In Francia, le piogge hanno creato notevoli problemi nella fase di trebbiatura, con le inevitabili conseguenze negative sui parametri qualitativi. 

Italia: superfici stabili 

Nel 2014, la superficie italiana a grano duro è rimasta sostanzialmente stabile a 1,26 milioni di ettari (tab. 3, fig. 5), secondo le prime stime. 

Al Nord Italia, la maggiore convenienza dei seminativi alternativi (mais, grano tenero e soia) ha limitato lo sviluppo del grano duro, che rimane una coltura secondaria nell'ambito dei cereali. Al Centro-Sud Italia, la superficie rimane stabile, anche per effetto della necessità di mantenere l'avvicendamento con le colture miglioratrici ai fini del pagamento supplementare dell'articolo 68. 

L'andamento climatico e rese 

Un fattore sempre più importante quando si fa l'analisi di una campagna agraria è diventato l'andamento climatico, che condiziona pesantemente i risultati produttivi (quantità e qualità), specialmente in questo anno dove gli eventi sfavorevoli sono stati veramente rilevanti. 

L'eccesso di pioggia ha interessato tutto il ciclo produttivo (non solo tanta pioggia, ma spesso piogge molto insistenti), dalla semina alla raccolta, un fenomeno di portata eccezionale, difficilmente reperibile negli annali. La piovosità ha ostacolato le semine, ma ancor di più ha condizionato lo sviluppo della coltura con effetti fortemente penalizzanti per la coltura: dilavamento dell'azoto, asfissia radicale, mal de piede, apparati radicali molto superficiali, difficoltà di accesso nei campi per le diverse operazioni colturali, diffusione di patologie fogliari, allungamento della fase finale di maturazione, ritardi notevoli nella raccolta, prodotto pre-germinato in alcuni areali. Anche dal punto di vista delle temperature, la campagna ha registrato un andamento anomalo: inverno mite e sempre piovoso (che ha fatto crescere rapidamente il frumento e non ha favorito l'accestimento), alte temperature nei primi di giugno e un ritorno del fresco e piogge fino alla metà di luglio che non ha giovato alla buona riuscita della coltura. 

Questo andamento, veramente inconsueto, ha pesato fortemente sulla resa e sulla qualità con differenze notevoli a livello territoriale e aziendale, in funzione della capacità e della possibilità degli agricoltori di gestire l'eccesso di pioggia e di intervenire con concimazioni e trattamenti. In alcuni casi, anche agricoltori molto esperti, adottando corrette tecniche colturali, hanno potuto solamente limitare i danni. 

Le rese sono state molto variabili. In Italia, buoni risultati produttivi si sono registrati al nord, con rese medie di 5,5 t/ha, ma con casi frequenti di 6,5 t/ha. Al sud la situazione è stata assai variabile, con rese mediamente più basse dello scorso anno, solo in alcuni casi con buoni risultati, in particolare in Puglia e soprattutto in quelle realtà dove si è potuto effettuare un'adeguata concimazione e un'opportuna lotta anticrittogamica. 

Rese più basse dello scorso anno si sono registrate al centro, soprattutto per quegli agricoltori che hanno avuto maggiori problemi a gestire l'eccesso di pioggia nei campi. 

La resa varia a seconda degli attacchi fungini (septoriosi e ruggine bruna) e dell'entità dell'eccesso di pioggia. Le varietà tardive sono state mediamente favorite dalla stagione e dall'allungamento del ciclo. 

Il livello della produzione nazionale, sulla base delle stime dell'IGC e di Ismea, tra loro leggermente contrastanti (tab. 3, fig. 6), indicano un livello pressoché invariato rispetto allo scorso anno, con un miglioramento al centro-nord e un calo prevalentemente nel sud Italia). 

Bassa qualità 

La qualità è stata molto eterogenea, fra areali e anche fra aziende degli stessi areali, a causa di un andamento climatico molto controverso e molto diversificato nelle varie zone produttive,maormai gli agricoltori dovranno abituarsi ad un clima estremamente variabile e incerto. 

Il dato incontrastato in tutte le situazioni è il basso contenuto proteico. Il ritardo della raccolta in molte zone ha peggiorato la qualità, per slavatura, perdita di peso ettolitrico, semi pre-germinati. Ci sono eccezioni, emerse da interviste a testimoni privilegiati, nelle regioni settentrionali, dove sono state raggiunte medie di 13,5% di contenuto proteico, ma in generale è andata peggio. 

La situazione più difficile si è registrata nelle regioni centrali, dove le medie sono state intorno all'11,5% ma caratterizzate anche da semi slavati e da percentuali considerevoli di pre-germinato (soprattutto per gli agricoltori non sono riusciti a trebbiare prima delle piogge di metà luglio). 

Nelle regioni meridionali, la qualità è stata mediamente scarsa, soprattutto per il basso contenuto proteico, intorno a 10-10,5%, decisamente sotto la media. In alcuni casi anche il peso specifico è stato estremamente basso; come conseguenza alcune partite hanno registrato una classificazione del prodotto al di sotto del “mercantile”. 

Questa situazione avrà un forte impatto sulle importazioni, per la necessità di “correggere” la produzione italiana con merce importata ad alto contenuto proteico, non facile da reperire sul mercato mondiale. 

La campagna agraria 2013/2014 si chiude quindi con risultati poco soddisfacenti: basse rese e pessima qualità. Non rimane che sperare in un mercato favorevole. 

Aumenta il differenziale di prezzo sugli altri cereali 

L'analisi del bilancio mondiale del grano duro mette in evidenza uno squilibrio tra domanda e offerta per circa 2 milioni di tonnellate (tab. 1); ciò dovrebbe generare un livello di prezzi mediamente sostenuto per tutta la campagna di commercializzazione. Questa conclusione andrà verificata con le nuove stime di produzione e con l'andamento di altri fattori, in particolare il cambio euro/dollaro, particolarmente variabile negli ultimi mesi. 

La scorsa campagna di commercializzazione 2013/2014 è stata caratterizzata da prezzi sostanzialmente stabili (intorno a 260 euro/t), leggermente inferiori rispetto a quelli della campagna precedente (270 euro/ton). 

L'inizio della campagna di commercializzazione 2014/2015 ha fatto registrare un innalzamento del prezzo. Le quotazioni del mese di luglio 2014, con l'arrivo del nuovo raccolto, hanno registrato un aumento di circa 20 euro/t (tab. 4, fig. 7); alla luce della situazione mondiale, le previsioni di mercato del grano duro sono buone anche se la bassa qualità del prodotto nazionale impedirà agli agricoltori italiani di realizzare prezzi interessanti. 

Occorre ricordare che il grano duro è un cereale di nicchia a livello mondiale con una produzione di poco superiore al 5% del grano nel suo complesso (tenero più duro). L'Italia importa mediamente il 30% del proprio fabbisogno di grano duro; di conseguenza i prezzi nazionali sono strettamente correlati agli andamenti del mercato mondiale. 

In totale controtendenza sono invece i prezzi degli altri cereali (grano tenero, orzo, mais), che hanno visto un crollo delle quotazioni di mercato, in seguito alle stime di ottima produzione a livello mondiale. Il prezzo del grano tenero, ad esempio, si attesta al di sotto dei 200 euro/t (luglio 2014), con un deciso calo registrato dopo i raccolti 2014 (fig. 7). Pertanto il differenziale di prezzi tra il grano duro e gli altri cereali si sta ampliando e porterà ad un maggiore interesse per la coltivazione di grano duro, soprattutto nel nord Italia. 

Dobbiamo tener presente che le previsioni a medio termine sono molto difficili, per effetto delle conseguenze aleatorie dell'andamento climatico. Tuttavia il grano duro mostra alcuni fattori di ottimismo per il futuro. Infatti, negli ultimi quattro anni (2011-2014), il grano duro è stato il cereale con la maggiore stabilità dei prezzi, tra 250 e 300 euro/t (fig. 7), largamente più stabile del grano tenero e del mais. 

Uno “strascico” dell'articolo 68 

Prima di esaminare la nuova Pac 2014-2020, va sottolineato che ci sarà anche uno strascico della Pac precedente, che riguarda l'articolo 68 per il Centro-Sud. 

Agea, con la Circolare Agea n. 285 del 9 maggio 2014, ha fornito un importante chiarimento in merito alla misura dell'avvicendamento biennale delle colture, ai sensi dell'articolo 68, per gli agricoltori che intendevano presentare la domanda di “avvicendamento” nel 2014 come primo anno del biennio. Agea ha precisato che questo era possibile e legittimo ma, poiché la misura in questione, a seguito dell'entrata in vigore della nuova Pac, terminerà con la campagna 2014, si poneva un problema per quegli agricoltori per i quali il biennio si sarebbe concluso con la campagna 2015. 

Al riguardo, la circolare chiariva che: 
- l'agricoltore poteva richiedere la misura dell'avvicendamento biennale nel 2014 come primo anno e ricevere il relativo pagamento (circa 100 euro/ha); 
- la rotazione biennale andrà rispettata anche nel 2015, che costituisce il secondo anno di impegno, pur non ricevendo il relativo pagamento. 

Agea e gli altri Organismi pagatori dovranno perciò verificare il rispetto dell'avvicendamento delle colture anche nella campagna 2015 e, in caso di esito negativo del controllo, dovranno provvedere al recupero dell'aiuto percepito dall'agricoltore nella campagna 2014. 

Cambia la Pac anche per il grano duro 

Per le prossime semine la Pac cambierà totalmente, in quanto dal 1° gennaio 2015 entrerà in vigore il nuovo sistema di pagamenti diretti. Le novità della nuova Pac sono tantissime e riguardano anche il grano duro. Il nuovo sistema di pagamenti diretti prevede lo spacchettamento in quattro componenti: pagamento di base, pagamento verde (greening), pagamento per i giovani agricoltori e pagamento accoppiato. 

Le decisioni su molti aspetti attuativi della riforma spettavano all'Italia, la quale con decisione del Consiglio dei ministri del 31 luglio 2014, ha deciso di assegnare l'11% del massimale italiano al pagamento accoppiato ad alcune colture, tra cui il grano duro. 

Più precisamente, dal 1° gennaio 2015, quindi dalle prossime semine autunnali 2014, il grano duro al centro e sud Italia potrà beneficiare di un plafond accoppiato per un totale di 59,88 milioni di euro, che corrisponde all'incirca ad un premio di 60 euro/ha. 

Con questa scelta, l'Italia ha riconosciuto il grano duro come uno di quei settori che ha una particolare rilevanza per ragioni economiche, sociali o ambientali. Le scelte italiane sono - al momento in cui si scrive questo articolo - al vaglio delle Commissione europea; se saranno confermate il produttore di grano duro del centro-sud Italia potrà beneficiare di questo pagamento aggiuntivo. 

Le condizioni di ammissibilità al premio sono la coltivazione di grano duro secondo le normali pratiche colturali e il mantenimento della coltura in normali condizioni fino alla maturazione piena delle cariossidi. Non è richiesto l'utilizzo di semente certificata. 

Prospettive di recupero per la prossima campagna 

La campagna appena trascorsa è stata altamente problematica per il grano duro, soprattutto per l'andamento climatico avverso,mail buon prezzo di mercato e le scelte della Pac dovrebbero incoraggiare un mantenimento o anche un aumento delle superfici investite nel prossimo anno. Il prezzo di mercato del grano duro si dovrebbe mantenere abbastanza sostenuto, comunque largamente al di sopra degli altri cereali. Il pagamento accoppiato di 60 euro/ha - seppure di piccola entità - rappresenterà, se confermato dalla Commissione europea, un ulteriore stimolo al settore. 

Al nord Italia, la superficie dovrebbe aumentare in quanto i prezzi delle colture alternative (grano tenero, mais, soia) depongono a favore del grano duro, soprattutto dove, come in Emilia Romagna, c'è un virtuoso sistema di contratti di coltivazione. 

Al sud non ci sono valide alternative al grano duro, seppure in rotazione con colture miglioratrici. Nel complesso le prossime semine possono aprirsi con una certa fiducia per la coltura del grano duro, confidando in un andamento climatico più favorevole. 

I fenomeni climatici estremi, comunque, non sono più un'eccezione e obbligano l'agricoltore ad adottare soluzioni adeguate. 

Il primo strumento a questo scopo è l'assicurazione del raccolto, soprattutto nelle nuove formule dell'assicurazione pluririschio (grandine, siccità, gelo, colpo di sole e venti sciroccali, eccesso di pioggia, eccesso di neve, venti forti). La convenienza ad assicurare il raccolto è giustificata anche dal contributo comunitario che copre il 65% del costo dell'assicurazione e che è stato confermato nella nuova Pac. 

L'obiettivo principale dell'agricoltore è la stabilizzazione del reddito e l'assicurazione è sicuramente uno strumento utile a questo scopo, vista la frequenza delle avversità climatiche. 

Un altro strumento è la tecnica colturale che può consentire di affrontare meglio le avversità climatiche, in particolare le sistemazioni idraulico-agrarie per gestire l'eccesso di acqua, nonché le concimazioni e i trattamenti fitosanitari per migliorare i risultati qualitativi. 

L'ultima campagna ci ha fatto capire che non si può coltivare con una ricetta predefinita e statica, ma bisogna “modulare” la coltivazione in relazione alle specifiche condizioni agro-climatiche.

Fonte: http://www.agricoltura24.com/anche-la-pac-da-una-mano-e-la-coltura-vede/0,1254,27_ART_8761,00.html

4 commenti:

  1. Ciao Mimmo, da quello che ho capito tutti gli agricoltori non devono acquistare seme cartellinato? Sia per chi ha finito il biennio di rotazione e chi no? Grazie Antonio.

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    1. Sembra proprio cosi-
      Si parla solo di obbligo di avvicendamento,anche perchè con la pac 2015,prenderesti solo i 60E sul duro,non i 98 dell'art.68 se acquisti cartellinato-

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  2. resta confermato il non obbligo del seme cartellinato?

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