SEMINA SU SODO-
TRA LUCE ED OMBRE-
Complice il nuovo sostegno PSR per la pratica agronomica,la semina su sodo è diventata un argomento molto in voga ultimamente tra gli agricoltori, la pratica non è nuova e in italia sono diverse le aziende che la praticano su tutta la superficie aziendale o solo su parte di essa,in questo post cercheremo di individuare i pregi e i difetti di questa pratica agronomica e sè realmente conveniente in tutte le tipologie aziendali-
COMPETITIVITA'-La pratica di questa tecnica,oggi viene propagandata essenzialmente per 2 aspetti,uno di carattere ambientale,infatti è chiamata anche agricoltura BLU,l'altro perchè con essa si abbassano i costi di produzione e quindi le aziende recupererebbero competitività sul mercato,ma è realmente cosi?
La tecnica permette di seminare senza effettuare alcun tipo di lavorazione preventiva,di conseguenza meno emissioni inquinanti e meno dispersione idrica,ottima per le semine primaverile,ove i letti di semina conservano un tenore di umidità superiore che in terreni lavorati, quindi una germinazione più omogenea e garantita della cultivar-
A mio avviso,il meglio di se questa tecnica la dà nelle grandi aziende,soprattutto in quegli areali ove si effettuano 2 raccolti annui,ebbene l'introduzione di essa anche parzialmente nell'azienda,consente alla stessa di effettuare l'operazione di semina all'interno di finestre temporali idonee,questo significa ottimizzare lo sviluppo fenologico della cultivar ottimizzando le produzioni e in alcuni casi addirittura evita che alcuni areali restino non seminati,in poche parole consente all'azienda un recupero non indifferente sotto il profilo dell'efficienza,ottimizzando i costi di produzione, riducendo i passaggi delle lavorazioni precedenti,come l'aratura per poi concludersi col recupero produttivo che a causa di interventi fuori tempo verrebbero fortemente penalizzati,fino a decretare perdite pari al 100% delle superficie in oggetto-
In questo caso,l'investimento nel mezzo tecnico,ovvero la seminatrice,godrebbe di più fattori di abbattimento,minor costi di esercizio,ottimizzazione delle produzioni e in fine un contributo in fondo capitale da parte dei PSR. che dire,per le aziende agricole di grossi dimensioni con agricoltura combinata l'investimento,sarebbe una scelta obbligata anche senza contributo pubblico,il recupero in competitività è garantito-
Diversamente,a mio avviso sarebbe per aziende di medie e piccole dimensioni, sotto i 100 ettari, che coltivano grano duro,ove per essere competitivi la gestione deve basarsi su produttività e qualità ,ad oggi queste grazie ai mezzi tecnici già presenti nelle stragrandi maggioranza di esse,non hanno problemi di efficienza,le lavorazioni,sebbene effettuate in convenzionale(ma ebbene dire che sono molte quelle aziende che hanno gia inserito nel loro esercizio la lavorazione minima,una pratica atta a contenere i costi di produzione che non incide minimamente sulle produzioni) vengono effettuate all'interno di finestre temporali idonee-
Convertire parte dell'azienda o tutta al sodo, non porterebbe alcun beneficio ad essa,anzi col tempo potrebbe rivelarsi più deleteria di quella che sembra,vediamo i perchè:
-sebbene possiamo contare sul risparmio economico dovuto all'eliminazione delle lavorazioni precedenti,come l'aratura(ebbene tener presente che l'operazione di ripasso,verrebbe approssimativamente pareggiata dall'utilizzo del glifosate su sodo in pre,per controllare le infestanti,le 2 lavorazioni differenziano di poco come spese) la semina su sodo registra comunque un calo produttivo rispetto al convenzionale,anche del 50%,nelle peggiori delle ipotesi,ma bastano quei 3/5 quintali per ettaro in un'annata di prezzi standard 27/30.oo euri x qt. a pareggiare l'aratura,ma non ci fermiamo qui,poichè la semina su sodo prevede un eccesso di residui delle coltivazioni precessorie le quali grazie all'eccesso di umidità presente tra di esse, contribuiscono alla proliferazione dei patogeni come fusarium e ruggini,ove per il loro controllo potrebbe richiedersi anche doppi trattamenti,o come nel caso dell'aratura,in certi areali si può anche evitare di trattare con mezzi costosi a vantaggio di quelli più economici o addirittura evitarne proprio l'uso-
Le aziende che producono grano duro,devono preoccuparsi e non poco,per l'evoluzione che il mercato potrebbe avere nei prossimi anni-
Il mercato stà virando sempre di più sull'aspetto qualitativo delle granelle, il riferimento merceologico più importante per esso è il livello proteico contenuto nelle granelle,ad oggi i listini italiani,tra le diverse categorie merceologiche-fino-buono mercantile-queste sono le categorie per la maggiore,scontano uno scostamento che si aggira tra 0,50/1,50 euro al qt, ma in futuro tutto lascia presagire che la forbice tra le 2 categorie potrebbe allargarsi ancora di più,e sono in molti a convenire,anche in convegni pubblici che la tecnica sul sodo incide negativamente sul contenuto proteico delle granelle ,ma sembra ci siano anche problemi sanitari come una presenza eccessiva di DON-ovvero il famigerato deossenevanolo (vomitossina).
In conclusione,in aziende medio/piccole,ove non vi è problemi di efficienza tecnica,l'introduzione di questa tecnica non solo non apporta beneficio di alcun tipo,ma si passa dalla perdita di capitale per l'investimento,ad una riduzione sensibile del reddito negli anni avvenire,non ci sarebbe nessun ritorno in produttività e nessun miglioramento sul reddito,tolto il contributo pubblico per l'acquisto il resto dell'investimento sarebbe un peso per l'azienda-
In questo caso,la tanto sventolata competitività non trova alcun riscontro--
Il post si riferisce essenzialmente all'aspetto economica tra diverse tipologie di tecniche agronomiche alla ricerca di competitività,differenziando tra le diverse tipologie aziendali sia per ubicazione territoriali che per superficie-
Mi preme sottolineare che non potrebbe essere diversamente,visto che si parla di competitività,un aspetto che prima o poi le piccole medie aziende,sotto la spinta dei prezzi bassi saranno costretti ad affrontare, nel momento in cui esse decideranno di fare delle scelte imprenditoriali per aumentare la loro redditività e per realizzarle avranno bisogno di accedere al credito bancario,troveranno sulla loro strada Basilea 2,ovvero il nuovo trattato,che introduce il nuovo meccanismo di valutazione delle aziende per accedere al credito,tutt'altro che una passeggiata,e le aziende saranno chiamate a fare delle scelte intelligenti e oculate che portino verso l'obbiettivo prefissato ovvero accrescere il loro reddito---
-
fonte delle tabelle-http://www.slideshare.net/InformatoreAgrario/amedeo-reyneri
COMPETITIVITA'-La pratica di questa tecnica,oggi viene propagandata essenzialmente per 2 aspetti,uno di carattere ambientale,infatti è chiamata anche agricoltura BLU,l'altro perchè con essa si abbassano i costi di produzione e quindi le aziende recupererebbero competitività sul mercato,ma è realmente cosi?
La tecnica permette di seminare senza effettuare alcun tipo di lavorazione preventiva,di conseguenza meno emissioni inquinanti e meno dispersione idrica,ottima per le semine primaverile,ove i letti di semina conservano un tenore di umidità superiore che in terreni lavorati, quindi una germinazione più omogenea e garantita della cultivar-
A mio avviso,il meglio di se questa tecnica la dà nelle grandi aziende,soprattutto in quegli areali ove si effettuano 2 raccolti annui,ebbene l'introduzione di essa anche parzialmente nell'azienda,consente alla stessa di effettuare l'operazione di semina all'interno di finestre temporali idonee,questo significa ottimizzare lo sviluppo fenologico della cultivar ottimizzando le produzioni e in alcuni casi addirittura evita che alcuni areali restino non seminati,in poche parole consente all'azienda un recupero non indifferente sotto il profilo dell'efficienza,ottimizzando i costi di produzione, riducendo i passaggi delle lavorazioni precedenti,come l'aratura per poi concludersi col recupero produttivo che a causa di interventi fuori tempo verrebbero fortemente penalizzati,fino a decretare perdite pari al 100% delle superficie in oggetto-
In questo caso,l'investimento nel mezzo tecnico,ovvero la seminatrice,godrebbe di più fattori di abbattimento,minor costi di esercizio,ottimizzazione delle produzioni e in fine un contributo in fondo capitale da parte dei PSR. che dire,per le aziende agricole di grossi dimensioni con agricoltura combinata l'investimento,sarebbe una scelta obbligata anche senza contributo pubblico,il recupero in competitività è garantito-
Diversamente,a mio avviso sarebbe per aziende di medie e piccole dimensioni, sotto i 100 ettari, che coltivano grano duro,ove per essere competitivi la gestione deve basarsi su produttività e qualità ,ad oggi queste grazie ai mezzi tecnici già presenti nelle stragrandi maggioranza di esse,non hanno problemi di efficienza,le lavorazioni,sebbene effettuate in convenzionale(ma ebbene dire che sono molte quelle aziende che hanno gia inserito nel loro esercizio la lavorazione minima,una pratica atta a contenere i costi di produzione che non incide minimamente sulle produzioni) vengono effettuate all'interno di finestre temporali idonee-
Convertire parte dell'azienda o tutta al sodo, non porterebbe alcun beneficio ad essa,anzi col tempo potrebbe rivelarsi più deleteria di quella che sembra,vediamo i perchè:
-sebbene possiamo contare sul risparmio economico dovuto all'eliminazione delle lavorazioni precedenti,come l'aratura(ebbene tener presente che l'operazione di ripasso,verrebbe approssimativamente pareggiata dall'utilizzo del glifosate su sodo in pre,per controllare le infestanti,le 2 lavorazioni differenziano di poco come spese) la semina su sodo registra comunque un calo produttivo rispetto al convenzionale,anche del 50%,nelle peggiori delle ipotesi,ma bastano quei 3/5 quintali per ettaro in un'annata di prezzi standard 27/30.oo euri x qt. a pareggiare l'aratura,ma non ci fermiamo qui,poichè la semina su sodo prevede un eccesso di residui delle coltivazioni precessorie le quali grazie all'eccesso di umidità presente tra di esse, contribuiscono alla proliferazione dei patogeni come fusarium e ruggini,ove per il loro controllo potrebbe richiedersi anche doppi trattamenti,o come nel caso dell'aratura,in certi areali si può anche evitare di trattare con mezzi costosi a vantaggio di quelli più economici o addirittura evitarne proprio l'uso-
Le aziende che producono grano duro,devono preoccuparsi e non poco,per l'evoluzione che il mercato potrebbe avere nei prossimi anni-
Il mercato stà virando sempre di più sull'aspetto qualitativo delle granelle, il riferimento merceologico più importante per esso è il livello proteico contenuto nelle granelle,ad oggi i listini italiani,tra le diverse categorie merceologiche-fino-buono mercantile-queste sono le categorie per la maggiore,scontano uno scostamento che si aggira tra 0,50/1,50 euro al qt, ma in futuro tutto lascia presagire che la forbice tra le 2 categorie potrebbe allargarsi ancora di più,e sono in molti a convenire,anche in convegni pubblici che la tecnica sul sodo incide negativamente sul contenuto proteico delle granelle ,ma sembra ci siano anche problemi sanitari come una presenza eccessiva di DON-ovvero il famigerato deossenevanolo (vomitossina).
In conclusione,in aziende medio/piccole,ove non vi è problemi di efficienza tecnica,l'introduzione di questa tecnica non solo non apporta beneficio di alcun tipo,ma si passa dalla perdita di capitale per l'investimento,ad una riduzione sensibile del reddito negli anni avvenire,non ci sarebbe nessun ritorno in produttività e nessun miglioramento sul reddito,tolto il contributo pubblico per l'acquisto il resto dell'investimento sarebbe un peso per l'azienda-
In questo caso,la tanto sventolata competitività non trova alcun riscontro--
Il post si riferisce essenzialmente all'aspetto economica tra diverse tipologie di tecniche agronomiche alla ricerca di competitività,differenziando tra le diverse tipologie aziendali sia per ubicazione territoriali che per superficie-
Mi preme sottolineare che non potrebbe essere diversamente,visto che si parla di competitività,un aspetto che prima o poi le piccole medie aziende,sotto la spinta dei prezzi bassi saranno costretti ad affrontare, nel momento in cui esse decideranno di fare delle scelte imprenditoriali per aumentare la loro redditività e per realizzarle avranno bisogno di accedere al credito bancario,troveranno sulla loro strada Basilea 2,ovvero il nuovo trattato,che introduce il nuovo meccanismo di valutazione delle aziende per accedere al credito,tutt'altro che una passeggiata,e le aziende saranno chiamate a fare delle scelte intelligenti e oculate che portino verso l'obbiettivo prefissato ovvero accrescere il loro reddito---
-
fonte delle tabelle-http://www.slideshare.net/InformatoreAgrario/amedeo-reyneri
Nessun commento:
Posta un commento